Il velo di Maya ingannatore.

Il concetto di Maya nell’induismo.

Nei testi sacri dei Veda “maya” indica il potere da cui ha origine il mondo materiale. Su questo principio nelle Upanishad ( i testi filosofici dei Veda) viene chiarito che la realtà fenomenica deriva da un unico principio: l’Assoluto. Tutto il mondo, compresi gli animali, gli uomini e gli dei, sono solo manifestazioni differenziate di tale principio.

Quindi, Maya, letteralmente ” il misuratore”, è l’illusione e cosmica e il potere magico che agisce nella creazione, e del quale le divisioni sono apparentemente presenti nel mondo come indivisibili. L’uomo che non è consapevole del principio di Maya vive nell’illusione di essere il creatore della realtà. Quando comprende la verità l’uomo capisce che “Questo è il mondo dei sensi che gioca con i sensi.”

L’interpretazione di Arthur Schopenhauer.

E’ Maya il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali, e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi che esista ne che non esista; perchè ella somiglia al sogno, assomiglia al riflesso del sole sulla sabbia.

Arthur Schopenhauer.

Il filosofo Arthur Schopenhauer fa riferimento al concetto induista di velo di Maya. Egli lo utilizza per spiegare la sua concezione gnoseologica della realtà come divisa tra “fenomeno”, l’illusione, e “Noumeno”, la verità che si nasconde sotto di esso.

Il filosofo nella sua riflessione sostiene che la vita è un sogno generato dai nostri schemi conoscitivi. Tale sogno è come il velo di Maya ovvero è di natura metafisica e illusoria, e nasconde l’essenza della verità e della vita. Il compito del filosofo, quindi, è sollevare il velo ed accedere alla verità ultima dell’esistenza.